Giulio Grablovitz (1846-1928)

Testo del necrologio presente sul sito lemaree

La sismologia è stata duramente colpita con la morte di uno dei più anziani e benemeriti Direttori d'Osservatori Geodinamici: il Prof. G. Grablovitz.
Nato nel 1846 in terra non libera, inspirato da sentimenti nazionali, assunse trentenne la cittadinanza italiana quando la sua città natale, Trieste, doveva per oltre quarant'anni rimanere ancora oppressa dallo straniero.
Un immane catastrofe (Casamicciola 28 luglio 1883) doveva dare origine alla sua carriera. Studioso di fisica cosmica e terrestre, attirò su se l'occhio della Commissione Reale Geodinamica nominata in seguito a quel disastro. Fu chiamato in suo seno, e nel 1885, quando il Parlamento decise sorgesse in Italia e nell'isola d'Ischia a Casamicciola il primo Osservatorio Geodinamico, considerato che il Grablovitz aveva qualità di ricercatore e di organizzatore, fu giudicato degno di fondarlo e dirigerlo.
La costruzione dell'Osservatorio di Casamicciola andò per le lunghe ostacolata da mille avversità edilizie; perché nell'attesa, il prof. Grablovitz dovette impiantare il servizio sismico in una stazione provvisoria a Porto d'Ischia. Successe che la zona attorno gli offrisse tale campo d'indagini, che si può dire la sede prediletta dei suoi lunghi studi fu più Porto d'Ischia che Casamicciola; e anche quando il vero Osservatorio principiò a funzionare, egli abitò sempre presso la stazione di Porto d'Ischia.
L'attività del Grablovitz rifulse in vari rami della geofisica, ma più particolarmente nella Sismometria. A quei tempi gli strumenti sismici erano pochi, primitivi e per lo più avvistatori empirici. I pochi registratori davano grafici confusi, indecifrabili, che scientificamente rappresentavano pressocché nulla. Fu lui ad indicare la giusta via per ottenere dei sismogrammi leggibili; lui a sostenere il principio del punto fermo e delle tre componenti : due orizzontali, la terza verticale; lui a dividere gli apparecchi da servire gli uni per onde rapide, gli altri per quelle lente. Alle prime destinava i già esistenti pendoli verticali corti ( modelli Cecchi e Brassart), alla registrazione delle onde lente destinava i livelli geodinamici ed un'apparato da lui stesso ideato e cioè la Vasca Sismica. Più tardi col modificare e rendere registratori i pendoli orizzontali del Rebeur Paschwitz, risolveva il problema di catturare con un solo apparecchio le onde sismichge di svariate lunghezze. Tutti convengono che i pendoli orizzontali del prof. Grablovitz costituiscono il punto di partenza dei più sensibili sismografi moderni. Certo in oggi, gli enormi progressi fatti dalla sismometria hanno reso inutili gli strumenti della scuola passata creati con minimi mezzi, qundi inutili i Cecchi, i Brassart, gli stessi Grablovitz; ma non dimentichiamo che essi segnarono l'inizio di un'era novella, e dimostrarono anche in questo ramo della geofisica il primato d'Italia.
Il prof. Grablovitz insisteva a generalizzare la convinzione che senza strumenti precisi e senza un tempo cronometrico, i diagrammi più perfetti perdono nove decimi della loro utilità. Ed in più di una occasione mostrò che, migliorato il servizio strumentale, e provveduto alla cognizione dell'ora, le calcolate velocità di propagazione crescevano al doppio del primitivo valore. Così il problema della determinazione della distanza epicentrale cominciava a delinearsi possibile.
Grazie alle sue doti inventive, seppe costruire da se i suoi sismografi, ed era così grande la sua abilità strumentale e così soda la sua preparazione matematica, che anche con gli strumenti rudimentali in sua mano, traeva dati che potevano competere con quelli dei più moderni perfezionati apparecchi dei grandi Osservatori esteri.
Nella sua produzione sismologica buona parte delle memorie è presa dalla descrizione degli apparecchi da lui ideati ; altre trattano come dovrebbero essere impiantati gli Osservatori e fatte le osservazioni; altre costituiscono elenchi e monografie di terremoti, di periodi sismici, di microsismi, di analisi dei diagrammi, di relazioni, di pareri ecc.
Mi indugio sulla produzione nel campo della sismometria per far noto che, in qualunque suo capitolo, fosse sorto nuovo quesito o conflitto di idee, egli sapeva risolverlo con l'acume del suo ingegno. Ne porge un esempio elegante la tesi dell'escursione verticale delle onde sismiche lente. Pareva ad un egregio sismologo che le oscillazioni lente fossero dovute ad inclinazioni del suolo, ciò che corrispondeva ad attribuire all'escursione verticale delle onde lente un'ampiezza fino a mezzo metro. Il Prof. Grablovitz con un'indagine sperimentale che a suo onore vogliamo ricordare, dimostrò che ciò non succedeva. Su di un bilanciere, a periodo lento atto ad imitare il presunto moto verticale del suolo, montò una spirale a periodo breve. Mostrò che la spirale seguiva il moto verticale lento del bilanciere con un'elongazione assai notevole. Siccome la spirale in occasione delle onde lente del suolo, di egual periodo, segnò ampiezze di gran lunga minore, così poté costringere logica concludere che anche nelle onde lente l'escursione verticale e molto, molto esigua.
Le sue idee sull'organizzazione sismica erano all'incirca le seguenti : accentramento di direttiva tecnica, e cioè presso il R. Ufficio Centrale di Roma di un Istituto sismografico per sperimentare e confrontare con unità di metodo tutti i tipi di strumenti sismici che finora diedero risultati positivi. Il detto Istituto avrebbe anche da sanzionare l'opera degli Osservatori della rete sismica concretandone gli scopi. Tale rete sismica avrebbe dovuto essere composta di una cinquantina di stazioni equamente distribuite a distanze reciproche prevalenti di 100 - 150 km. Può a prima vista parere esagerato questo numero, ma il Grablovitz lo giustifica in quanto egli non aveva solo di mira la registrazione dei terremoti lontani, ma voleva approfondire lo studio dei terremoti italiani e quello della determinazione degli epicentri.
Vogliamo adesso considerare l'opera del prof. Grablovitz in altri rami della geofisica.
Dotato di profonda cultura astronomica poté tra le atre indagini (1) studiare con competenza la frequenza dei terremoti in relazione all'angolo orario della luna, ed i rapporti che esistono tra i microsismi e l'azione luni-solare. Costruì orologi solari e tali che, prima dell'introduzione della radio, gli fornivano dati orari sufficientemente esatti. Costruì planisferi, ossia carte geografiche mondiali per un uso geodinamico, le quali danno le distanze e le direzioni azimutali dei vari luoghi da servire alla determinazione della distanza epicentrale. Costruì diversi grafici dell'isola d'Ischia a servizio della geofisica. Si occupò del difficile problema della deformazione periodica della parte solida del globo terrestre dovuta all'attrazione luni-solare, e dell'altro problema non meno complicato dei bradisismi. istituì nell'isola una rete di punti geodinamici-trigonometrici con l'indicazione delle rispettive quote altimetriche, e degli azimut reciproci.
Ciò lo riportò a studi che già gli erano prediletti, dico gli studi mareografici (2). Vi contribuì con numerose pubblicazioni e con l'impianto di un mareografo, tipo Thomson, a Porto d'Ischia, del quale per trentasette anni seguì le registrazioni. Rilevò così gli elementi mareometrici dell'isola che non è sterile, qui ricordare. Consistono in otto onde periodiche principali delle quali l'onda media lunare semidiurna ha un'ampiezza di 24 cm. e 10 cm. quella dell'onda media solare. La prima raggiunge il suo massimo da 9 a 10 ore dopo il passaggio dell'astro al meridiano. Nel novilunio e plenilunio sale a 34, ai quarti di luna scende a 14 cm.
Lo spoglio dei diagrammi ed il loro confronto coi capisaldi vicini, gli accertarono un progressivo abbassamento del lato orientale dell'isola, in possibile connessione coi fenomeni sismici locali e col bradisismo di Pozzuoli. Insisteva perché si ripetessero le livellazioni di precisione, insisteva perché si studiassero le oscillazioni periodiche della superficie terrestre mediante i pendoli orizzontali. Anzi suggeriva che tali pendoli fossero impiantati lontano dalle azioni di marea ; per l'Italia presso il lago Trasimeno. Gli stava a cuore vedere confermata una sua giovanile teoria secondo la quale nelle maree entrano in modo preponderante le oscillazioni del suolo impresse nei punti più flessibili delle crosta terrestre dall'attrazione del sole e della luna.
Un'altra collana di studi riguarda le acque termo-minerali dell'isola e fenomeni affini come fumarole, stufe, sabbie calde, ecc. Queste termali egli le ha enumerate e sistematicamente investigate. Per quelle vicine al mare, trovò una relazione tra la temperatura, il deflusso ed il livello del mare. Consiste in questo, che quando il mare è basso per la presenza di anticicloni, il deflusso è minore ed è minore la temperatura della termale. Invece quando il livello del mare è alto perde pressioni atmosferiche, il deflusso della termale è maggiore e maggiore è la temperatura. Queste relazioni sono messe in evidenza in base a numerose osservazioni discusse coi più svariati artefici dell'analisi matematica nella quale era maestro. Tale campo di studi sulle termali non è ancora chiuso, ma intanto certe variazioni termiche, che per l'addietro destavano timori, in oggi trovano spiegazioni nello stato della marea.
In quei giorni così tristi per lui, chi potrà mai dire la dolorosa impressione che quella misura ebbe a procurargli? Ben vero che un successivo articolo del decreto spiegava che l'Osservatorio di Casamicciola sarebbe stato trasferito a Trieste: e che da lettere private egli seppe che molti desideravano che egli avesse accettato la direzione di quel nuovo Osservatorio (3). Non è a dire quanto sia stato lusingato, in un primo tempo, dal miraggio di sapere che, per volontà concorde di tanti, era disegnato alla Direzione dell'Osservatorio di Trieste. Trieste la sua città nativa redenta! Ciò leniva il dispiacere di lasciare l'isola amata e di veder soppresso l'Osservatorio pel quale aveva tanto lavorato e lottato. Restava il disappunto di apprendere che a Trieste gli apparecchi sismici erano stati tolti da Bosco Pontini e portati nell'ubicazione di Sant'Andrea, a riguardo della quale il Grablovitz diceva : " un Wiechert ben regolato, non farà che registrare fedelmente ogni flutto di mare ed ogni passaggio di veicoli tramviari e ferroviari". Restava anche da risolvere la questione delle camere da studio, da biblioteca, da archivio e dell'alloggio del personale.....
La complicata questione degli alloggi andò anchessa per le lunghe e tanto, che senza essere decisa, fu preceduta da un decreto di collocamento a riposo del Prof. Grablovitz per raggiungimento dell'età e degli anni di servizio.
Per quanto il provvedimento sia stato mitigato, grazie all'animo buono del Prof. Palazzo che ottenne che al Grablovitz fosse conservato l'uso temporaneo dell'alloggio nei locali demaniali dell'Osservatorio di Casamicciola fino al completo trasferimento della suppellettile scientifica a Trieste, e gli venisse conferito il titolo di Direttore Onorario, era la fine!
Vecchio di ottantadue anni, angustiato da sventure domestiche, infermo da quattro mesi, ripetutamente attaccato da paralisi e travagliato per la perdita della vista vide con rassegnazione approssimarsi la fine e serenamente spirò addì 19 settembre 1928.
Attorno al feretro che trasportò all'ultima dimora la salma del Prof. Grablovitz, si adunò, in pietoso plebiscito di dolore, tutta Casamicciola, ed il superiore nostro Ministero ed il nostro ufficio Centrale vi erano rappresentati. Tra la generale commozione egli fu inumato non lungi dov'è la tomba della figlia primogenita; quella Teresina che soleva coadiuvarlo e che aveva tanto amor filiale e tanta devozione per il servizio che, febbricitante, l'anno della spagnola, si alzava per compiere lei le osservazioni che il padre pur ammalato non poteva effettuare.
Oggi giorno l'altra figlia Antonietta che da dieci anni a questa parte anche sostituiva il padre, regge con abilità e diligenza il privato Osservatorio di Casamicciola e ne cura la conservazione provvisoria. In qualità di diurnista fa il servizio di osservazione e di custodia fino a quando si trasferirà il materiale ( libri e strumenti ) nell'Osservatorio di Trieste. Sia permesso a chi ha redatto questa necrologia citare agli uomini di cuore lo strazio della famiglia Grablovitz disorientata dal fatto che mentre da ogni parte del Mondo sente vantata l'opera del suo capo famiglia, deve assistere alla demolizione dell'opera paterna. A nome di molti mi sia permesso qui di dichiarare che la fatale decisione della soppressione dell'Osservatorio di Casamicciola per nulla intacca l'opera meritoria del Prof. Grablovitz. E sia loro di conforto sapere che nella città d'origine Trieste, i cimeli scientifici del genitore troveranno anche più onorifica sede. Altro motivo di soddisfazione per la famiglia sta nel fatto che il servizio idrografico del Ministero dei lavori Pubblici, prendendo in consegna l'impianto mareografico di Porto d'Ischia tre mesi dopo la morte dell'uomo, alla dichiarazione che il mareografo e tutto il materiale consegnato ( dopo un lavoro di trentasette anni ) è in buono stato di conservazione, aggiunge un largo cenno di riconoscimento pel valore intrinseco dell'opera compiuta.
Chiudiamo questa necrologia ricordando che il prof. Grablovitz fu funzionario esemplare, meritevole d'ogni encomio confinatosi da se medesimo e per la vita, nella piccola isola, diede alla scienza tutta l'opera sua con modestia, zelo e spirito d'abnegazione. In condizioni difficili per scarsità di personale e di dotazione, compì da se il lavoro intellettuale e gran parte del lavoro manuale che a quello si connette. Diede prestigio ad un ramo scientifico nuovo, importante per la nostra Italia, che a quei tempi era guardato con diffidenza. Anche negli altri rami della geofisica tenne alto il decoro della scienza italiana. La sua fierezza per le cose nostre lo portava a lagnarsi che qualche vota la stampa quotidiana desse all'estero dei vanti che sono nostri. Fu un generoso e nessuno di noi suoi colleghi, ottenne qualche successo di studi o di carriera che egli non se ne compiacesse con gioviale entusiasmo. Per non dare agli isolani, ossessionati dall'idea del terremoto, la sfavorevole impressione di una sua assenza, non si allontanava dall'isola nemmeno per le vacanze. Assolse con abilità e tatto il penoso compito di nulla nascondere alle popolazioni e d'altro canto dare alle manifestazioni endogene il loro vero valore. Non gli mancarono del resto alcuni riconoscimenti Ufficiali. I suoi apparecchi sismici, presentati all'esposizione di Milano (1906), furono premiati medaglia d'oro. Fu invitato ad assistere, con voto consultivo, alle discussioni del Consiglio Direttivo di Metereologia e Geodinamica. Appartenne al Comitato per gli studi talassografici del Mediterraneo in qualità di tecnico esperto. Ebbe la cittadinanza Onoraria di Casamicciola; ed ebbe dal Governo Fascista le insegne di Commendatore. Fu Vice Presidente della Commissione Edilizia speciale per l'isola d'Ischia, e membro della Commissione di giuria per l'aggiudicazione dei premi nel concorso indetto dagli ingegneri ed Architetti di Milano per le tre migliori proposte in fatto di costruzioni asismiche. Fu anche Vice Presidente della società Alpina delle Giulie ; Membro della Direzione delle società Minerva ed Adriatica di Trieste; Socio Fondatore della Società Simologica Italiana e Membro di quella degli spettroscopisti.
La dipartita del Prof. Giulio Grablovitz è causa di lutto nella schiera dei cultori della geofisica di cui era decano ; causa di duolo per gli abitanti di Ischia che ad ogni allarme ne invocheranno il genio tutelare per la salvaguardia dell'isola.

R Ufficio Centrale di Mertereologia e Geofisica Dic 1928.

E. Oddone

In Astronomia esordì nel 1874 con la pubblicazione di calcoli di previsione di fenomeni celesti, limitati prima a Trieste, poi estesi a tutta Italia. Eseguì in seguito calcoli di eclissi, di congiunzioni, di occultazioni: scrisse sul passaggio di Venere, ecc.

 

I primi suoi studi mareografici datano dal 1875 e sono tavole di maree. Propose nuovi tipi di mareografi; Collaborò alla compilazione del Portolano della Carte d'Italia intrapresa dal R. Istituto Idrografico della Marina: eseguì il programma mareografico del Tirreno affidatogli dal Comitato Talassografico. Scrisse sul fenomeno della marea dell'Adriatico e ne diede le tavole. A questo proposito una reminescenza. E' noto che l'illustre geodeta Austriaco Roberto von Sterneck pubblicò, nel 1903, una carta delle isorachie adriatiche basandosi su valori della costa dalmata che, per la maggior parte, erano semplici interpolazioni aritmetiche e li giustificò mirabilmente con una teoria sua propria attribuendo implicitamente a Manfredonia 6h ed ad Ortona il 10h,5. Erano stupende ogive concentriche sulle quali il Mazelle, il Magrini ed il De Marchi basarono argomentazioni in opposizione alle vedute del Grablovitz. Ebbene in una successiva pubblicazione il von Sterneck stesso, che allora troppo in buona fede attinse ai dati altrui, dichiara:

  1. Interpolati ed inesatti i dati su cui si era basato nel 1903;

  2. Ammette il movimento d'altalena in cambio dell'irradiazione della marea dalle aree di maggior profondità;

  3. Revoca la legge emessa del continuo incremento della marea dal SE al NW per ammettere invece una linea nodale con ampiezza minima nella parte centrale;

  4. A spiegare altri effetti suppone un'altra linea nodale quasi normale alla prima qulae il Grablovitz accompagnò a pag.6 del fascicolo di gennaio 1907 della Neptunia;

  5. Ottiente mediante sue proprie osservazioni, nell'autunno del 1907, a Manfredonia 3h,9 (non più 6h) ed a Ortona 3h, 3 ( non più 10h,5 ) in secondo con 3h,3 e 3h,7 del Grablovitz rispettivamente determinate nel 1906 su osservazione del 1899 e 1901;

    Costruisce infine una nuova carta (tuttavia discutibile da Ancona ad Ortona) essenzialmente diversa dall'altra (1903) che il Megrini riprodusse in appendice alla traduzione della marea del Darwin. E' anche da ricordare che il Grablovitz ebbe a correggere l'errata cartina mareografica dell'apprezzatissimo Atlante Berghaus.

    La scelta di Trieste devesi al volere di quelle Città di veder conservato il già esitente Osservatorio sismico, un desiderio evidentemente subito esaudito per motivi patriottici. Fu il Comitato talassografico a disporre che gli apparecchi sismici da Bosco Pontini passassero ad un nuovo Padiglione costruito nei locali dell'Osservatorio Geofisico al passeggio di S. Andrea.



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